Il TOHorror 2019 in dialogo con Massimiliano Supporta

Con l’occasione della chiusura del ToHorror Film Fest 2019 abbiamo intervistato il direttore artistico Massimiliano Supporta, per informarci sul bilancio di questa edizione e scambiare qualche opinione. Abbiamo integrato all’intervista alcuni focus sugli argomenti trattatati, arricchendo così il nostro reportage sul festival, iniziato nell’articolo precedente.

Max, sei soddisfatto dell’edizione?

Molto, sicuramente siamo cresciuti ancora rispetto all’anno scorso. Sono andati benissimo gli incontri letterari quindi si è dimostrato anche l’interesse per l’aspetto off screen del festival. 

E ha ragione Massimiliano Supporta, direttore artistico del ToHorror Film Fest, dato che in questa 19^ edizione si è registrato +60% di biglietti venduti rispetto all’anno scorso. Pare che ad aumentare siano stati anche i partecipanti agli incontri e il numero di ospiti, andando a contrassegnare questa edizione con un grande successo. 

Come ogni anno il festival fa emergere tematiche e riflessioni, un’altra cosa di cui abbiamo chiesto un parere al direttore.

I registi di The Invisible Mother, Jacob Gillman, Matthew Diebler, direttamente dagli USA

Sebbene l’anno scorso ci fosse il tema della strega, che voleva essere molto più femminile, in realtà anche quest’anno noi abbiamo notato che ci sono moltissime figure materne che tornano, anche quando non si vedono come in The Invisible Mother, o anche in It Comes c’è la questione di genitorialità e della sua doppia faccia, però non ci sembra che questo tema sia stato cercato.

In effetti non avevo riflettuto su questa cosa e mi fa piacere che l’abbiate notato, ne parlerò con i selezionatori perché è un ottimo spunto di riflessione. Non possiamo tenere troppo conto del tema perché vogliamo fare un concorso il più ampio possibile e selezionare i film che sono migliori, non quelli più adatti al tema. Però il fatto che, in una selezione molto ampia dove abbiamo selezionato pochi film rispetto ai tanti visti, i film scelti come migliori abbiano un tema ricorrente forse incarna l’idea che noi abbiamo del cinema horror: che sia mezzo di interpretazione del reale, e quindi è possibile che nella società ci sia questo tema nell’aria, il tema appunto della conflittualità genitoriale, del ruolo della madre. Anche se pensiamo a film che negli ultimi anni hanno fatto parlare molto di sé come mother! e Hereditary, di nuovo siamo in quel campo lì. 

Se avete letto il nostro articolo precedente riguardo il ToHorror di quest’anno avrete già notato come questo fil rouge ricorre, legando i film più diversi. Dalla madre tornata dal mondo dei morti per vendicarsi del marito nel brasiliano The Night Shifter a quella asservita e contraddittoria del film filippino Kuwaresma, dalle figure femminili di It Comes, la madre mancata e quella inferocita dall’inettitudine del marito, le madri psicolabili di di Knives and Skin (una ragionevolmente disperata per la scomparsa della figlia, l’altra solo affetta da disturbo narcisistico di personalità), fino alla donna incinta di The Odd Family: Zombie on Sale, che si rivela quella più cazzuta su tutti, per non parlare di quella che da il titolo a The Invisible Mother, presente per quanto invisibile. Oltre che di madri si sono visti nuclei familiari alla ricerca di equilibrio anche in Tous le dieux du ciel, Why don’t you just die! e Perfect, tutti film che presentano il trauma dell’incontro o della separazione tra genitori e figli. Sarà effettivamente che queste tematiche sono sempre più pressanti? O forse semplicemente la famiglia, come società in miniatura, è il contesto perfetto in cui sviluppare una strisciante trama orrorifica?

Rispetto ai lungometraggi del concorso il tuo preferito qual era?

Il mio preferito ha vinto il premio agli effetti speciali, The Furies* però quello che ho ritenuto migliore e più potente è It Comes. 

(*si proprio l’unico che non abbiamo visto.)

Hai seguito il lavoro di giuria, ci puoi dire qualcosa su com è andata la fase di assegnazione dei premi?

Dipende dalle giurie, perché essendoci una giuria per ogni categoria, quattro in tutto, ognuna si comporta in modo differente. Alcuni si trovano d’accordo subito, alcune discutono più a lungo. Noi mettiamo subito in contatto diretto e non filtrato i membri delle giurie, gli forniamo il materiale e diamo delle indicazioni precise. Ad esempio, non permettiamo gli ex-aequo: possono selezionare un vincitore e massimo dare una Menzione Speciale ad un secondo film, perché altrimenti, con un concorso così contenuto, tutti verrebbero premiati in qualche modo, e noi ci teniamo invece che il premio abbia un valore. 

Siamo rimasti colpiti da quello che hai detto in sala sulla nuova sezione documentari. Potresti sintetizzare la tua posizione su questa nuova sezione?

La sezione documentari è interessante per due motivi, perché ci sono due tipi di documentari che possono interessarci: quelli che trattano della cultura di genere (letteratura, cinema, fumetto, ecc.) e che hanno un compito in qualche modo educativo, pedagogico, come ad esempio Horror Noir; gli altri sono quelli più realmente strani, sulla parte weird, che parlano di cose come l’esoterismo o, nel caso di quest’anno, satanismo (Hail Satan?), e questo tipo di documentari è interessante perché è uno dei modi per affrontare il reale. Come un sintomo che possiamo indagare e che ci racconta qualcosa di noi. 

Tra i documentari spiccava anche una selezione legata ai maestri dell’horror italiani Lucio Fulci, Lamberto Bava e Michele Soavi, che abbiamo guardato volentieri per apprendere di più sul loro lavoro e, come ci dice Supporta, “Si imparano tantissime cose dalle parole di un grande regista”. Tutti e tre i documentari avevano contenuti molto interessanti, grazie alle testimonianze che hanno raccolto, ma purtroppo nessuno dei tre guadagna la sufficienza dal punto di vista tecnico: audio disturbato, inquadrature mal composte, errori di fotografia, montaggi poco brillanti hanno indebolito dei lavori che avevano potenziale unico sotto tantissimi punti di vista. E si torna alla domanda, come mai? Sono i pochi soldi? La fretta, la mancanza di professionisti? E sì che l’Italia negli ultimi anni ha sfornato documentari bellissimi, anche nell’ambito di quello a interviste. Purtroppo non abbiamo risposta. Possiamo dirvi che se vi interessano questi autori sicuramente vale la pena recuperare questi documentari. Al massimo potete ascoltarli. 

Cosa ti aspetti e cosa ci puoi dire sulla prossima edizione? 

L’anno prossimo saranno i vent’anni del festival e abbiamo già cominciato a pensarci mentre facevamo la progettazione dell’edizione di quest’anno. L’idea è quella di fare un festival più grande, per omaggiare anche noi stessi in qualche maniera, e restituire qualcosa di ancora più grande alla città. E’ ancora presto, ma senza dubbio stiamo pensando ad una edizione in grande stile. Confermeremo la sezione sui documentari, anche se per il momento vogliamo lasciarla senza premio, e c’è l’idea di fare una retrospettiva, o su un autore o su un paese nello specifico. E credo che inseriremo un nuovo concorso di lungometraggi, dedicata al cinema italiano, per spingerlo un po’ e dargli spazio.

La nostra domanda precedentemente posta sui documentari italiani pare trovare risposta nelle parole con cui Supporta ci saluta. Dobbiamo spingere il cinema italiano e dargli più spazio, nella speranza di una continua evoluzione. Speriamo che il ToHorror abbia il suo ruolo in questa crescita, considerato dove è arrivato fino ad ora. Noi continueremo a seguirlo, perché è definitivamente diventato uno dei nostri festival di casa. 

In attesa della prossima edizione del ToHorror Film Fest continuate a seguirci perché ci sono tanti festival ad aspettarci!

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