Venezia 76 #2: la poesia del quotidiano

Due dei titoli più attesi del concorso hanno inaugurato la nostra seconda giornata di Mostra. 

Il primo è Ad Astra di James Gray, film che segue Brad Pitt nella sua ricerca del padre nei meandri dello spazio profondo. In un futuro vicino, i cui elementi sono tratteggiati con eleganza, la conoscenza dell’universo si sta espandendo fino a Nettuno, ma i misteri delle relazioni umane restano fitti. Un film denso che riesce a fare sua la tradizione dell’immaginario fantascientifico spaziale declinando ai suoi scopi: descrivere una storia umana profonda, che come contrappunto al silenzio dello spazio ha la violenza a volte incomprensibile dell’uomo.

Brad Pitt in “Ad Astra”.

Il secondo, Marriage Story di Noah Baumbach, fa parte di tutt’altro universo. Nonostante la storia sia quella di un divorzio, il tema principale è l’amore. Un film intessuto tra tensione comica e drammatica con un equilibrio incredibile, tanto da suscitare reazioni contrastanti con una sola immagine. Una poesia nata dal travaglio quotidiano, dove i personaggi riescono a ricavare ancora brevi momenti di intesa. I salti tra un tono e l’altro sono sostenuti dalle interpretazioni di un cast eccezionale, formato da Scarlett Johansson, Adam Driver, Laura Dern, Ray Liotta, Julie Hagerty e Merritt Wever. Finora il film che ci ha colpito di più nel concorso, ed è pensiero comune che Adam Driver potrebbe vincere la Coppa Volpi con questa interpretazione. 

Quest’anno la Biennale ospita per la prima volta un film del Lesotho, realizzato nel corso dell’ultimo anno grazie al programma di Biennale College. Il film parla dell’invadenza del progresso nelle regioni rurali del paese, dove una anziana signora lotta per mantenere intatta la sua terra e le tombe dei suoi defunti. Lo spettatore viene immerso in un suggestivo racconto onirico, una dimensione dove la debolezza si trasforma in forza, come spiegato anche dal titolo del film, This is not a Burial, It’s a Resurrection.

Il regista tibetano Pema Tseden torna al Lido dopo Jinpa con un film molto diverso. Balloon ci fa conoscere una famiglia alle prese col problema del controllo delle nascite in Cina, al di là di stereotipi e luoghi comuni. Diverse generazioni si confrontano coi temi delle relazioni, della gravidanza e della crescita, in un contesto non privo di traumi e imposizioni. Il regista riesce a ritrarre una situazione quotidiana senza rinunciare allo slancio poetico, permesso anche dal mistero che aleggia attorno alla famiglia, che prende il più ampio respiro del mistero della religione. 

Madre

Interessante anche Madre, il film di Rodrigo Sorogoyen che trae origine dal cortometraggio omonimo realizzato due anni fa. La tensione che il regista aveva creato nel corto, seguendo con insistenza una donna al telefono con il figlio rimasto solo su una spiaggia, muta nel film, diventando lenta, straziante ma anche ricca di sfumature. Una storia capace di prendere una piega del tutto inaspettata, che non scade nel patetismo e riesce a realizzare il ritratto di una persona che ha represso ogni tipo di emozione. 

E’ solo il secondo giorno ma le ispirazioni e suggestioni sono già molte e ottime. Continuiamo a farci sorprendere aspettando con ansia quello che ci aspetta nelle prossime giornate.

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