Siamo giunti alla fine di questa 76^ edizione, dopo dieci giorni e una quarantina di proiezioni. Come ogni anno vivere la Mostra è un’esperienza unica, dove si ritrovano luoghi e persone familiari, insieme a una selezione sempre diversa. Dopo aver visto 18 dei 21 film in concorso vogliamo lanciarci nel consueto “Toto leone”, ma prima due parole in generale sul concorso.
Sono ormai tanti anni che partecipiamo e la Mostra è stata uno stimolo importante per elaborare il nostro gusto cinematografico e anche misurarci con i meccanismi dei festival, influenzati spesso da numerosi fattori altri, rispetto a qualità e arte. Questo concorso è stato composto in maniera differente dagli anni passati, forse per la mano full dell’ultima edizione di Cannes, forse perché alcuni autori non avevano i propri film pronti, forse ancora per una precisa scelta di cambiare direzione. Sulla carta l’edizione di quest’anno prometteva bene, per la quantità di cinematografie coinvolte e l’equilibrio tra nomi più o meno noti. Il concorso è stato infatti molto variegato: tutti i film sono diversi e si fatica a trovare un nesso a livello di contenuti o di stile. Questo è senza dubbio un pregio, ma alla fine dei conti ci ritroviamo a chiederci: quali di questi film ricorderemo negli anni?

Premettiamo che il “concorso perfetto” non esiste: ci saranno sempre critiche su “quel film che non meritava di competere”, il titolo osannato, il titolo odiato, ma questo fa parte del gioco. Il goal della Mostra alla fine è quello di proporre un ampio ventaglio dove tutti possano trovare il loro film, cercando ovviamente di puntare alla massima qualità possibile (sempre a seconda dei film disponibili, come abbiamo specificato prima). In questo concorso mi risulta difficile additare un film come “brutto”, anzi: sono tutti film validi, da cui trarre qualcosa, anche se solo una bella esperienza in sala. Ma è questo ciò che cerchiamo in un festival? Personalmente, mi è mancata la possibilità di arrabbiarmi. I film che mettono tutti d’accordo non dovrebbero essere il pane dei festival, e sfortunatamente credo che la gran parte del concorso di quest’anno sia di questo tipo. Anche nell’ultima giornata le cose non sono cambiate: Waiting for the Barbarians di Ciro Guerra è un bel film, ma in questo contesto non è valorizzato e anche le poche pecche paiono gigantesche, mentre il film di Maresco fa sorridere e pensare, sicuramente increspa questo mare piatto ma è un film a tratti confuso, frammentario, bipolare come è proprio dei film sulla mafia che vogliono suscitare sensazioni contrastanti. Un lavoro interessante e degno di nota, che però non riesce a sfondare nella competizione.

Con questa premessa, che vuole puntare a differenziare l’annata dalle precedenti, non certo ad affossarla, procediamo con quelli che secondo noi saranno i possibili vincitori di questa edizione. Mentre quelle sopra sono le mie riflessioni personali, per i pronostici abbiamo pensato ad un “Toto leone” condiviso sia da me che da Elisa.
Ricordiamo che da regolamento non è possibile dare allo stesso film due premi, a meno che non si tratti delle Coppe Volpi per le migliori interpretazioni oppure del Premio Opera Prima. Noi abbiamo elaborato i nostri pronostici in base a questo, e cercando di tenere conto sia delle nostre preferenze che delle possibili reazioni della giuria.
Il Gran Premio della giuria immaginiamo possa essere assegnato a film coraggiosi anche al di là dell’ambizione alla perfezione. Martin Eden è il candidato ideale, così da premiare un autore come Pietro Marcello, che fa ricerca e dal lungo percorso fatto per arrivare qui, mettendosi sempre in gioco. Un ragionamento simile potrebbe essere applicato a La mafia non è più quella di una volta di Franco Maresco. Se invece la giuria avesse propensioni differenti un buon candidato potrebbe essere The Painted Bird: un film dalla regia impeccabile ma dai contenuti devastanti, che potrebbe conquistare questo premio per la sua posizione etico/storica, che lo differenzia dagli altri film.

Passiamo alla Coppa Volpi per l’interpretazione maschile, il premio per cui abbiamo sempre tanti candidati. La performance che ci ha colpito di più è stata quella di Adam Driver in Marriage Story, ma non escludiamo che la scelta possa ricadere su Jean Dujardin per il suo ruolo in J’accuse di Roman Polanski. A sostegno di questa opzione non c’è solo la qualità del suo lavoro, bensì potrebbe essere un modo per premiare il film di Polanski senza insignirlo di premi maggiori, dato il rumore intorno alla sua partecipazione al festival. Infine segnaliamo anche l’interpretazione estrema di Joaquin Phoenix. È riconosciuto già da anni come uno degli attori più di talento in circolazione, e una Coppa Volpi potrebbe essere un riconoscimento per il film Joker, che per quanto sia originale e ben fatto rischia di restare impremiato.

Per la Coppa Volpi femminile invece puntiamo sull’attrice protagonista di Ema, Mariana di Girolamo, che però è un film che speriamo arrivi a premi più grossi. Papabili sarebbero anche Catherine Deneuve per La vérité e Gong Li per Saturday Fiction, entrambe interpretazioni ottime di attrici già rodate.
Miglior Sceneggiatura per noi è indubbiamente quella di Marriage Story scritto e diretto da Noah Baumbach, che regge le fondamenta di un film solido e coinvolgente. In caso Marriage story riuscisse a conquistare altri premi, gli altri candidati potrebbero essere La vérité di Hirokazu Kore-eda, divertente e ben congegnato, oppure The Laundromat di Steven Soderberg, tutto basato su scambi di battute serrati.
Come Leone d’Argento per la Miglior Regia vedremmo Saturday Fiction di Lou Ye, noir in bianco e nero che gioca su vari livelli di finzione. Certo è che in questi giorni è emersa l’opinione comune che la regia di J’accuse di Roman Polanski meriterebbe questo premio. Senza dubbio è un film dalla regia ottima, ma parliamo di un regista con numerosi film alle spalle, che ormai ha una capacità acquisita, e ricordiamo che per le polemiche attorno alla sua presenza in concorso troviamo sarà davvero difficile che conquisti un premio così importante. Infine una scelta differente, che comunque sosterremo, potrebbe essere quella di premiare l’audacia di Pietro Marcello, regista unico nel panorama italiano e non solo. Anche se Martin Eden è un esperimento che può ancora migliorare, la regia che mescola finzione, ricostruzione e materiale d’archivio potrebbe essere premiata.

Arriviamo dunque al Leone d’Oro, il premio più prestigioso della mostra. Per noi il film che piu di ogni altro ci ha colpito e che più di altri è dirompente sulla scena è Ema di Pablo Larraín, con cui il regista si mette alla prova con una storia e uno stile di regia completamente diversi dai suoi film precedenti, senza timore di provocare, urtare e incantare con i suoi ritmi reggaeton e il fascino della dissolutezza. Questo Leone premierebbe la libertà di fare un cinema degli esclusi e dei matti in maniera poetica e aggressiva, un lavoro che rade al suolo e ricostruisce da zero. Vedremo se questo pensiero avrà animato anche le consultazioni di giuria, e in alternativa crediamo che potrebbero esserci posizioni molto diverse: potrebbe vincere The Painted Bird di Václav Marhoul per la sua rappresentazione di vuoto umano e ottima regia; potrebbe vincere Martin Eden in quanto prodotto dalla costruzione coraggiosa e una storia universale; potrebbe vincere Marriage Story, per come riesce a raccontare un problema quotidiano facendo ridere e piangere allo stesso tempo. E chissà, potrebbero ancora esserci colpi di scena: se vincesse un Joker o un No. 7 Cherry Lane non avremmo niente da obiettare. Si tratta di film completamente diversi, per i quali forse mancano ancora strumenti per collocarli in maniera adeguata, ma meglio un film che rompa le regole, gli schemi e magari anche le scatole, piuttosto che permettere a un anno di Mostra di passare in sordina.

Attendiamo con ansia la serata di premiazione, alla quale seguirà il nostro articolo di commento.
Pingback: Venezia 76: considerazioni su Joker e gli altri film - Pepperminds Blog