Buongiorno mondo! Il nostro Pepperminds Blog sta pian piano assumendo una veste più internazionale. Con questo articolo cominciamo una serie di riflessioni su giovani e promettenti cineasti provenienti da tutto il mondo, attraverso una presentazione del loro lavoro e un’intervista.
Il primo che vogliamo farvi scoprire è Huang Pang-Chuan.

Nato in Taiwan nel 1988, si è laureato in Graphic design alla Taichung University (Taiwan) e in Cinema e Audiovisual alla Paris 3 Sorbonne Nouvelle (Francia).
Ha cominciato la sua carriera come fotografo per poi iniziare a sperimentare con il cinema. Fin’ora ha realizzato due cortometraggi che sono stati molto ben accolti nel circolo dei festival (dal Locarno Film Festival al Clermont-Ferrand International Shorts Film Festival): Return (2001) e Last Year When the Train Passed by (2018).
Return, il primo lavoro, è una ripresa di due viaggi. Uno fatto fisicamente da Pang-Chuan dalla Francia al Taiwan in treno, e l’altro è una scoperta del ricordo racchiuso in una vecchia foto di suo nonno.

Anche Last Year When the Train Passed by ha a che fare con il viaggiare in treno. Durante i suoi viaggi il regista è diventato curioso riguardo alle vite che si svolgevano all’interno delle piccole casette che vedeva dal treno. Così le ha fotografate e un anno dopo è andato in questi luoghi per incontrare le persone che ci vivevano. In questo modo ha esplorato e rappresentato il potere del tempo e la semplice bellezza dell’umanità.
I suoi lavori combinano fotografia e cinema documentario creando qualcosa di alquanto unico. Questi due cortometraggi danno una sensazione di nostalgia per il passato e per le possibilità del presente, con una realizzazione tecnica molto fresca ed originale.
L’elemento della ricerca sulla vita attraverso il viaggiare per treno è presente in entrambi i corti e, anche se uno potrebbe definirlo un tema importante dal punto di vista filosofico, viene mostrato in uno modo molto umana, in cui è facile immedesimarsi e che lascia il pubblico con uno speciale calore nel cuore.
E adesso passiamo all’intervista, cominciando con una domanda molto semplice: Quali sono i tuoi film preferiti e chi sono i registi che ti ispirano?
Se potessi sceglierne solo uno, sarebbe Ozu Yasujiro.Tutti i suoi film sono i miei preferiti. E anche Abbas Kiarostami, Andrej Tarkovskij, Chris Marker, ecc. Non sono solo i registi di cinema ad ispirarmi, ma anche video artisti come Bill Viola, Takashi Ito, ecc.
Che cosa vuoi esprimere combinando l’uso della fotografia con la tecnologia cinematografica tradizionale (pellicola, ecc) nei tuoi lavori?
Prima di essere un regista ero un fotografo. Ciò che mi interessa di più sono il materiale e la forma. Dovremmo rispettarli, e mostrarli in modo autentico, non usandoli solo per uno scopo (come la narrazione). Paragonata al digitale, la tecnologia cinematografica tradizionale ha la sua “vita precedente” (prima della lavorazione) e la sua “vita postuma” (dopo la lavorazione). Può farci pensare alla forma e al fare cinema in sé: perché stiamo facendo un film e perché lo stiamo guardando?
Perché hai deciso di studiare in Francia e come vedi il rapporto tra la cultura europea e quella asiatica?
Mi piace viaggiare, studiare in Francia è stato un pensiero di tre secondi di cinque anni fa, magari un giorno mi trasferirò in un altro paese. Non credo ci sia una grossa differenza tra le culture europee e asiatiche, siamo tutti uguali.

Viaggiare in treno e incontrare persone è, per me, una delle cose che può insegnare di più per un essere umano. Quindi mi piacerebbe sapere qual’è la cosa più importante che hai imparato attraverso i tuoi viaggi-progetti cinematografici?
Una cosa che ho imparato dai film-viaggi è il fatto che le esperienze e le storie della vita di ognuno sono così uniche e allo stesso tempo comprensibili. Grazie alla fotografia e al cinema documentario, posso avvicinarmi facilmente alle persone e ascoltarle.
Come sta andando con la diffusione dei tuoi lavori? Sei soddisfatto dalla visibilità che hanno avuto o speri che vengano proiettati in più circostanze/paesi? Cosa ne pensi della possibilità di proiettare i cortometraggi sulle piattaforme di streaming?
I miei lavori all’inizio vengono mostrati in vari festival, poi dopo un anno di vita verranno caricati su determinate piattaforme online. Non mi disturba l’idea di caricare i corti su siti di streaming, o usare diversi dispositivi per vederli, sempre che la mia casa di produzione sia d’accordo.
Cosa dobbiamo aspettarci dalla tua carriera? Hai alcuni progetti in cantiere?
Ho appena finito un documentario 16 mm a Tokyo questa settimana, facendo da direttore della fotografia per una mia amica (Lin Chunni, Love story before sunrise). Poi ho alcuni progetti personali sempre di film-viaggio nel corso dell’anno, forse in Francia, Vietnam e Svizzera.
Se volete approfondire i lavori del regista questo è il sito ufficiale e qui trovate la versione in inglese dell’intervista.
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