Gli 8 (+1) anniversari della Palma d’Oro

Giunti finalmente al mese di maggio e al Festival di Cannes, un po’ per gioco e un po’ per noia, vien voglia di tirare le somme e ricordare quali film in passato sono stati premiati sulla Croisette e quali invece non sono riusciti a convincere pienamente. A tale scopo, e in attesa di conoscere il vincitore dell’edizione 2019, si propone qui l’elenco delle Palme d’Oro che hanno chiuso i decenni scorsi.

1939 – Union Pacific (La via dei giganti, USA) di Cecil B. DeMille

La prima edizione del Festival di Cannes è datata 1946 ma è bene ricordare che in precedenza ne era già stata progettata una in risposta alla 6^ Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, di stampo inequivocabilmente fascista. Nel 1939, infatti, il governo francese aveva organizzato una rassegna competitiva di pellicole da tutto il mondo alla presenza niente meno che di Louis Lumière e con Amos Gitai presidente di giuria. Quella manifestazione non ebbe mai luogo poiché la Gran Bretagna dichiarò guerra alla Germania. Tuttavia, nel 2002 è stato assegnato un Grand Prix simbolico allo statunitense La via dei giganti di Cecil B. DeMille, sceltro fra i film selezionati quell’anno per il concorso. Epopea western condita di ironia e costruita intorno a un triangolo amoroso, nella migliore tradizione hollywoodiana, premiata forse più per la qualità espressiva della regia che non per i contenuti visto l’altissimo tasso di conservatorismo e retorica.

1949 – The Third Man (Il terzo uomo, Gran Bretagna) di Carol Reed

«Quando il film uscì, gli svizzeri mi fecero notare molto gentilmente che loro non hanno mai creato gli orologi a cucù», racconta in intervista Orson Welles. Si riferiva alla famosa battuta recitata ne Il terzo uomo di Carol Reed in cui Harry Lime, il suo personaggio, cerca di giustificare le proprie malefatte affermando che in 500 anni di pace la Svizzera era stata in grado di produrre solo quell’oggetto. Al di là del suo eccentrico divo, il thriller britannico vincitore del 3° Festival di Cannes si ricorda per la bellissima fotografia premio Oscar di Robert Krasker, l’ingegnoso intreccio di Graham Greene e soprattutto per le numerose riprese realizzate col cosiddetto “angolo olandese”, un’inquadratura inclinata che doveva suggerire un costante senso di ambiguità e un clima di malessere già insiti nel soggetto. All’avviso di chi scrive, un premio meritatissimo per una pellicola inserita al cinquantesimo posto dall’American Film Institute fra le 100 migliori di tutti i tempi.

1959 – Orfeu Negro (Orfeo negro, Brasile/Francia) di Marcel Camus

Il 12° Festival di Cannes è quello della consacrazione della Nouvelle Vague con Hiroshima mon amour di Alain Resnais in concorso, il premio per la miglior regia a François Truffaut per I 400 colpi e la proiezione esterna di Fino all’ultimo respiro di Jean-Luc Godard. La giura però premia Marcel Camus, altro francese ma più anziano di vent’anni, che con il suo Orfeo negro si ispira a una pièce teatrale brasiliana d’impianto classico per identificare nel disperato entusiasmo del Carnevale di Rio quel disagio che serpeggiava anche fra i giovani europei della fine degli anni Cinquanta. Un elemento importante del film sono le musiche in quanto esso diede notorietà ai ritmi della bossa nova e della samba, decretando così il successo di quelle sonorità negli Stati Uniti e nel mondo. Ciò fu possibile anche grazie alla vittoria di Premio Oscar e Golden Globe come Miglior film straniero.

Prix de comédie a Policarpo, ufficiale di scrittura, ultima regia cinematografica di Mario Soldati.

1969 – If… (Se…, Gran Bretagna) di Lindsay Anderson

Dopo l’edizione interrotta del 1968, il 22° Festival di Cannes si apre ad opere più innovative e anticonvenzionali, legati allo spirito della contestazione. La giuria presieduta da Luchino Visconti non perde l’occasione è premia Se… di Lindsay Anderson, fra i massimi esponenti del Free Cinema  e autore di altre due pellicole con protagonista il Mick Travis interpretato da Malcolm McDowell. Nominato ai Golden Globes come Miglior film straniero, nel 1999 il British Film Institute l’ha inserito al 12º posto della lista dei migliori cento film britannici del XX secolo. Nel concorso spiccano Dillinger è morto di Marco Ferreri e La mia notte con Maud di Éric Rohmer. Premio per la miglior opera prima a Easy Rider di Dennis Hopper mentre Glauber Rocha, premiato per la regia di Antonio das Mortes, è presente anche nella Quinzane des Réalisateurs con Barravento. Fuori concorso Andrej Rublëv di Andrej Tarkovskij, bloccato per tre anni dalla censura sovietica.

1979 – Apocalypse Now (USA) di Francis Ford Coppola & Die Blechtrommel (Il tamburo di latta, Germania) di Volker Schlöndorff

Nonostante il concorso veda una consistente rappresentanza francese e la giuria sia presieduta dallo scrittore Françoise Sagan, il 32° Festival di Cannes assegna la Palma d’oro per il miglior film ex aequo allo statunitense Apocalypse Now di Francis Ford Coppola (pur presentato in una versione non definitiva) e al tedesco Il tamburo di latta di Volker Schlöndorff. Da una parte i recenti errori della più grande potenza d’Occidente, dall’altra il Novecento visto con gli occhi di un bambino incapace di crescere. Premiate la regia di Terrence Malick per I giorni del cielo e l’interpretazionedi Eva Mattes per la sbalorditivo Woyzeck di Werner Herzog. In gara due grandi “anziani” del cinema italiano ovvero Luigi Comencini con L’ingorgo e Dino Risi con Caro papà. Fuori concorso viene accolto Prova d’orchestra di Federico Fellini, affiancato da un suo ben noto estimatore di nome Woody Allen, con lo splendido Manhattan, ma anche da Miloš Forman e Francesco Rosi.

1989 – Sex, Lies and Videotapes (Sesso, bugie e videotape, USA) di Steven Soderbergh

Wim Wenders non ha mai fatto mistero di identificare negli Stati Uniti il luogo esistenziale di perdizione per eccellenza. Prima di lui vi era riuscito il connazionale Werner Herzog con Stroszek (La ballata di Stroszek, 1976), ma il primo non si è fatto attendere radicalizzando il discorso in Der Amerikanische Freund (L’amico americano, 1977) e poi nel magnifico Paris, Texas (1984), oltetutto vincitore della Palma d’oro. Perciò quando presiede la giuria del 42° Festival di Cannes, in realtà, nessuno si sorprende che venga premiato lo statunitense Sesso, bugie e videotape di Steven Soderbergh. Una parabola conturbante e corrosiva sull’appar(t)en(e)za, la solitudine del femminile, l’ingresso del video nella vita quotidiana e l’ambiguo rapporto fra verità e menzogna nel cinema. Il film si aggiudica anche il FIPRESCI e la migliore interpretazione maschile per James Spader. Premio della giuria a Nuovo cinema paradiso di Giuseppe Tornatore ex aequo con Bertrand Blier.  

1999 – Rosetta (Belgio) di Jean-Pierre e Luc Dardenne

Da quando La promesse (1996) fu presentato nella Quinzaine des Réalisateurs, i fratelli Dardenne sono diventati ospiti fissi del Festival di Cannes e al momento vantano già due Palme d’Oro con Rosetta (1999) e L’enfant (2005). Il primo si aggiudica la 52^ edizione vincendo un concorso non semplice che vedeva in gara grandi nomi del cinema mondiale quali Pedro Almodóvar, Chen Kaige, Peter Greenaway, Jim Jarmusch, Takeshi Kitano, David Lynch e Aleksandr Sokurov. Inoltre, il film rimane nella storia del cinema e del mondo come manifesto dei diritti del sottoproletariato a causa dei movimenti sindacali organizzati in Belgio col motto “Siamo tutti Rosetta”, che portarono all’emeazione di una legge sul lavoro minorile recante lo stesso nome. Un rarissimo caso di cinema civile realmente d’impatto sul sistema sociale. La giuria guidata da David Cronenberg riconosce anche l’interpretazione della protagonista Émilie Dequenne, seppur ex aequo con Séverine Caneele.

2009 – Das Weiße Band (Il nastro bianco, Austria) di Michael Haneke  

La 62^ è considerata fra le edizioni più importanti del Festival di Cannes degli anni recenti perché vede gareggiare molti nomi di punta del panorama cinematografico internazionale. Ciò nonostante, la giuria presieduta da Isabelle Huppert premia a sorpresa Il nastro bianco dell’austriaco Michael Haneke, autore abbonato fino a quel momento abbonato alla Quinzaine des Réalisateurs, che qui ci regala una parabola morale in bianco e nero di straordinaria potenza espressiva e raffinatezza. Va comunque detto che l’attrice francese sembra aver voluto dare un riconoscimento al regista che le aveva permesso di vincere un premio sulla Croisette per La pianista (2001). A ogni modo, l’opera si aggiuda anche il Premio FIPRESCI e la Menzione speciale della giuria ecumenica, nonché il Premio del sistema scolastico francese. Seguono nomination all’Oscar come Miglior film straniero, candidatura per il BAFTA e tre premi (film, regia, sceneggiatura) agli European Film Awards.

Abbiamo riscoperto alcuni grandi film del passato in questo articolo, ma se volete approfondire anche i titoli imperdibili di questa edizione qui trovate l’articolo a riguardo edito da Elisa. E restate connessi perché un nuovo articolo è in arrivo!

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