Essere critici

crìtico1 agg. [dal lat. critĭcus, gr. κριτικός «atto a giudicare, decisivo» e come s. m. «giudice, critico», der. di κρίνω «distinguere, giudicare»] (pl. m. –ci). – 1. Che riguarda la facoltà intellettiva di esaminare e giudicare, e l’esercizio stesso di tale facoltà, sia rivolto ad opere di pensiero, letterarie, artistiche, sia diretto a situazioni, fatti, comportamenti.

Questo articolo nasce da un’esperienza recente, giovane più o meno quanto questo blog. Io ed Elisa ci siamo trovate a contatto con una bella community di appassionati di cinema, soprattutto grazie alla comunicazione rapida di Twitter.  Tra i tanti discorsi fatti mi è rimasto impresso un commento in cui un ragazzo diceva di non essere un “critico” e quindi di volersi astenere dal votare alcuni film.

Mi ha fatto pensare. Io ho studiato storia dell’arte al liceo e ho imparato come confrontarmi con le opere d’arte evitando i giudizi quali “bello” o “brutto” o “non mi piace”. Questo vale nella critica di ogni oggetto di cui possiamo fare esperienza, e mi è stato utile quando poi mi sono approcciata al cinema all’università. Per questo io mi considero una critica, anche se nessun giornale paga per avere la mia opinione per iscritto.

Quindi, in vista della Mostra del Cinema (dove eserciteremo assiduamente le nostre capacità critiche) voglio condividere quello che secondo me è il vademecum del critico cinematografico, in quest’era in cui gli appassionati sono sempre di più ma hanno magari paura di esporre la loro opinione.

1. Guardare senza preconcetti

Bisogna guardare tutto e dare a ogni lavoro una chance. Moretti ha detto che è più formativo vedere film brutti che film belli, perché insegnano di più. Quando ho fatto il corso di critica con Paolo Mereghetti ci è stato dato da commentare Cappuccetto Rosso Sangue, proprio perché non era un buon film. E bisogna essere in grado di vedere questi prodotti, capire da che contesto vengono e giudicarli per quello che sono. Approcciandosi a ogni lavoro con curiosità e senza pregiudizi ci regaliamo la possibilità di stupirci e scoprire che un film che davamo per scontato magari è interessante. O viceversa un film che pareva la fine del mondo è in realtà una banalità disarmante.

2. Lasciare spazio alle emozioni

Vedere un film è un piacere, per lo spettatore medio come per il critico. Naturalmente il critico ne ha visti tanti, ha dei gusti più precisi e delle aspettative diverse, e spesso mentre guarda il film pensa già a cosa dovrà scrivere qualche minuto dopo. Però il momento della visione deve continuare ad essere magico, bisogna permettere al proprio cervello di emozionarsi, anche se stiamo vedendo una commediola americana. Se quel film sta toccando le nostre corde lasciamolo suonare, e lasciamo il lato critico per il post proiezione.

3. Distinguere tra gusto e storia

Questo step va a braccetto con quello precedente. Tanto quanto è importante lasciarsi emozionare dai film altrettanto è fondamentale saper separare le emozioni e il proprio gusto personale da quello che il film oggettivamente è. E’ un’operazione difficile, tant’è che essere obiettivi al 100% è impossibile, ma è un passo necessario per poter parlare di un film, così come di un quadro o di un brano. Per avvicinarsi il più possibile a una visione oggettiva dobbiamo essere in grado di valutare i vari elementi del film (sceneggiatura, regia, interpretazioni, ecc) e contestualizzarle. Cosa significa questo?

4. Creare una scala di giudizio (in base a quello che conosciamo)

Più film vediamo più possiamo scindere il gusto dalla storia, poiché avremo sempre più elementi di paragone che ci aiutano a giudicare il film. Ognuno ha una sua scala: ci sarà sempre chi ha visto più film e chi ne ha visti meno, ma non dobbiamo fare una gara, soprattutto quando siamo tra ragazzi giovani e non possiamo aver visto tutti i film del mondo. In base a quello che ognuno conosce forma una sua scala di valutazione, che aiuta a comunicare con gli altri.

Quando sono stata nella giuria di un festival anni fa l’idea che il mio voto potesse elevare o condannare un film mi metteva in difficoltà. Un altro giurato ha allora suggerito un metodo in cui ognuno avrebbe dato 3 voti a ogni film: uno all’impatto, uno alla tecnica e uno al messaggio. In questo modo tutti ragionavamo con uno stesso sistema di voto e non abbiamo quindi litigato per assegnare i premi. I classici punteggi a stelline possono aiutarci a esprimere in maniera veloce quello che pensiamo di un film, però non esiste una condivisione di parametri universale. Quindi quando parliamo di un film con qualcuno dobbiamo sempre ricordare che sono valori opinabili ed interpretabili da parte di chi non ha vissuto la nostra stessa esperienza.

5. Argomentare

E’ il piacere più grande del cinefilo (dopo la visione del film ovviamente) nonchè lo strumento che ci libera dall’impasse del punteggio. Le stelline non equivalgono a una buona argomentazione, che può avvalersi di numerosi elementi diversi per ogni critico. E’ ciò che poi ci distingue e ci da un’effettiva autorevolezza in materia. Poi sarà la storia a dirci chi aveva visto più in là di altri, ma in ogni caso il valore del critico è portare avanti il suo pensiero, la sua interpretazione, consapevole non esiste giusto o sbagliato. Bensì ognuno di noi sta contribuendo all’espansione del film, alla sua visione e alla sua comprensione.

Che ne dite? Siete d’accordo con questa guida? Che siate pezzi di pane o perfidi stroncatori?  

Ricordate che per rendere unica la vostra recensione l’ingrediente segreto è essere se stessi.

 

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