Doctor Sleep – La nostra recensione

La notte di Halloween, tra Terminator e La Famiglia Addams, è uscito di soppiatto il sequel di Shining, Doctor Sleep. Quello che doveva essere un ritorno epico, se non altro per le aspre controversie dormienti e pronte a scatenarsi, in realtà è stato molto sommesso. Appena uscito ha fatto solo 37.500 presenze in sala in Italia e di conseguenza non se ne sta parlando molto, nonostante il vaso di Pandora fosse già stato scoperchiato con il primo trailer del film, riportando il mondo a parlare di come “Kubrick non si tocca”.

Affermazione con la quale non potrei essere più d’accordo. Stanley Kubrick è stato un regista inarrivabile, che ha trasformato in oro tutto quello che ha toccato, e per questo il primo errore che può essere fatto ragionando su Doctor Sleep è proprio metterlo sullo stesso piano di Shining. Tra i due film sono trascorsi quasi 40 anni, durante i quali il cinema è cambiato moltissimo, soprattutto in velocità, in modelli produttivi e in utilizzo degli effetti speciali. Inoltre se Shining era stato realizzato da un autore considerato tra i più grandi della storia, dall’altra parte abbiamo un regista conosciuto solo all’interno di un ristretto genere, con una rosa di film tutti afferenti ad esso, e nessuno dei quali così famoso da suonarci all’orecchio. Insomma, è un caso in cui ci sono due pesi e due misure.

Questo nuovo film è tratto dell’omonimo romanzo di Stephen King, che riprende il personaggio del piccolo Danny Torrance diventato adulto e ambienta una nuova storia sulle basi già costruite per Shining. In questo sequel veniamo a conoscenza di un gruppo di persone con capacità soprannaturali che viene chiamato Il Nodo, e che, per alimentare le proprie capacità e prolungare la propria vita, prosciugano le persone che possiedono lo shining. Questo gruppo è guidato da un personaggio piuttosto fumettistico, Rose The Hat, che riesce a percepire lo shining a distanza (in una modalità molto simile a quella di Cerebro nella saga di X-Men). La donna però non ha mai percepito Danny, poiché, dopo il trauma dell’Overlook Hotel, il bambino ha sviluppato un sistema di difesa per rinchiudere i fantasmi che lo perseguitano. La banda di antagonisti non avrebbe modo di arrivare a Danny, se non fosse che lui è diventato l’amico “immaginario” della giovane Abra,una ragazzina che ha un potentissimo shining, e questa connessione ben presto viene scoperta. Abra non riesce ancora a contenere le sue capacità, che la stanno aiutando a scoprire le nefandezze compiute dal Nodo. Da qui si scatena un conflitto che porta avanti la storia fino a un ambito scontro finale, che si svolge, niente popo di meno che, nell’Overlook Hotel. 

Come avrete capito ci saranno degli spoiler.

Il mio desiderio di parlare di questo film nasce perchè, nonostante sia andata al cinema con pochissime speranze, Doctor Sleep mi ha piacevolmente sorpresa e intrattenuta. Il film ha una struttura vista e stravista nei film per ragazzi, dove il personaggio bambino viene aiutato da un adulto contro una schiera di persone terrificanti e senza scrupoli, scritta con tutti i suoi elementi al posto giusto. Non solo, la dinamica narrata, condita di queste conversazioni telepatiche e contatti mentali, rimanda molto a quel fantasy reale di cui è frutto X-Men, che è ormai un universo riconosciuto con le sue regole e struttura codificata, che si rivolge però a un pubblico più adolescente, più sensibile al tema dell’esclusione e della diversità. Il film però porta in scena elementi ancora più inquietanti, uno su tutti il fatto che Il Nodo preferisca uccidere in atroci sofferenze dei bambini, il cui shining è più puro. Per cui quello che abbiamo di fronte è un film che riesce con successo ad avvicinare tutti questi livelli e si inserisce nell’eredità di film come I Goonies o Stand by Me, classici per ragazzi con derive dark che aprono squarci terrificanti sul mondo degli adulti. 

Doctor Sleep ha i tempi serrati, movimenti rapidi, colori accattivanti, è completamente un film dell’oggi, che tiene un ritmo piuttosto rapido per tutta la sua durata. Non mi è però sembrato spaccone. Prendendo in esame le varie occasioni sfruttate per creare tensione o per mostrare violenza, mantiene un dignitoso equilibrio, senza mai diventare volgare o giocare sulla paura facile: il conflitto interiore di Danny si vede nella sua vita quotidiana, non si indulge costantemente alle immagini nella sua mente; l’uccisione dei bambini è ben giocata fuori campo, ma rimane una delle cose più inquietanti; la sequenza in cui Danny torna all’Overlook ci fa sobbalzare per la paura che abbiamo maturato quando abbiamo visto il film di Kubrick, ma in realtà durante la prima perlustrazione dell’albergo non avviene niente. La paura la portiamo noi, siamo in tensione perché temiamo di vedere qualcosa, magari qualcosa che abbiamo già visto, ma questo non ci viene mai mostrato replicando pedissequamente le strategie adottate da Kubrick.

La sequenza dell’Overlook è stata già messa a confronto con quella realizzata da Spielberg all’interno di Ready Player One, ma il gioco è completamente diverso. Mentre Spielberg ha puntato sulla riconoscibilità del luogo per creare un ambiente di gioco, facendo leva sul feticismo citazionista, qui Flanagan ha ricostruito l’hotel come simulacro della memoria, in cui l’azione esterna può muoversi con pochissima libertà ed è obbligato a ripercorrere le orme di Jack Torrence, in un ruolo confinato di spettatore.

Potete vedere altri esempi sul sito di Screen Crush

Detto questo qual’è il legame di Doctor Sleep con il film Shining? Sebbene Doctor Sleep sia la trasposizione del romanzo di King è ovvio che debba tantissimo allo Shining di Kubrick dal punto di vista visivo. Flanagan non avrebbe mai potuto fare riferimento all’Overlook senza recuperare il tappeto a esagoni, la carta da parati soffocante o la forma del labirinto nel giardino: l’impianto visivo creato da Kubrick permea tutto il film di Flanagan per una continuità necessaria. Inoltre, non potendo riusare il footage originale di Shining, Flanagan ha ricostruito tutte le ambientazioni e replicato le inquadrature in modo ragionato, in due diversi modi. Quadri identici compaiono in momenti diversi della storia, ad esempio quando Danny fa un colloquio in un luogo che non è l’Overlook, ma la costruzione dello spazio e delle inquadrature è identica a quella del colloquio di Jack Torrance in Shining. In alternativa Flanagan ha usato inquadrature che omaggiano ma non sono identiche: tutte le scene girate nell’Overlook ricostruito sono da un punto di vista un po’ diverso rispetto a quelle di Shining. Questo perché i personaggi di Doctor Sleep non sono bambini ne si siedono mai su un triciclo, quindi il loro punto di vista è più alto.

In questo senso anche il lavoro sugli attori va menzionato: i personaggi di Shining non sono stati reintrodotti grazie a prodigi digitali di clonazione o di ringiovanimento, ma sono stati selezionati nuovi attori per coprire tutti i ruoli, da quello di Wendy a quello delle gemelline fino all’impareggiabile Jack Torrance. Attori veri, fisicamente a contatto con lo spazio, su cui poi sono stati applicati gli effetti speciali e una color correction iper saturata e pop. Inizialmente il timore di vedere un Jack Torrance interpretato da qualche altro attore o vedere l’azzurro accecante dei vestitini gemelli può atterrire, in realtà non poteva essere altrimenti. I nuovi attori sono stati plasmati per animare quel ricordo in maniera davvero dolce, ricordando i tratti caratteristici dei loro predecessori senza mimarli con trucchi grotteschi, e interagendo con i nuovi interessanti interpreti, tra tutti Ewan McGregor e Rebecca Ferguson, ma anche la giovanissima Kyliegh Curran, con una fisicità che a tratta ricordava l’inquietante adolescente di Us. Personaggi vecchi e nuovi si adattano al tono del film, che è acceso, tridimensionale e completamente diverso da Shining. Il regista ha dato la sua interpretazione senza perdere mai di vista il capolavoro inalienabile e omaggiandolo con saggezza. Doctor Sleep ha conquistato una sua autonomia, motivo per cui credo che possa essere visto anche senza aver visto Shining.

In conclusione credo che mettere Doctor Sleep sullo stesso gradino di Shining è un errore, o una manovra per affossare il film con semplicità. Dobbiamo piuttosto collocare Doctor Sleep nel contesto da cui, a fatica, emerge: un momento in cui al cinema si scrivono pochissime storie nuove e si adatta ogni storia preesistente possibile, dal fatto di cronaca alla biografia, dal fumetto al romanzo. In questo mondo fatto di adattamenti più o meno nobili, Doctor Sleep riesce a trovare una sua collocazione. Adattare un libro di King è una mossa commercialmente vincente, dato il traino del nome dell’autore, anche se poneva la questione del necessario confronto con l’opera di Kubrick. Nonostante queste tensioni Flanagan riesce a firmare un film buono, al contrario di numerosissime operazioni commerciali con esiti tragici che siamo abituati a vedere oggi.

Leave Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *