Directed by Wong Kar-wai

La filmografia di questo mese è un po’ particolare perchè abbiamo deciso di dedicarci a un autore troppo grande per le poche cartelle di cui disponiamo. Wong Kar-wai è uno dei registi più importanti della storia del cinema, già celebrato dalla critica in tutto il mondo per ogni suo film e su cui sono stati prodotti testi e analisi, sebbene la sua produzione conti “solo” 10 film e l’autore sia ancora in attività. I suoi lavori sono densi e unici e creano un mondo a parte in cui è possibile vivere distaccandosi dal nostro. Se non conoscete il suo cinema vi invitiamo a scoprirlo prima di passare a questa lettura, perché qui parleremo di lui facendo riferimento ai suoi film nel dettaglio. Se lo conoscete e volete studiarlo in modo più approfondito consigliamo il libro di Silvio Alovisio, edito da Il Castoro, titolato semplicemente “Wong Kar-wai” e il capitolo a lui dedicato da Dario Tomasi all’interno del testo “Il cinema dell’estremo oriente”. Considerando che non è nelle nostre intenzioni né nelle nostre capacità elaborare una analisi del lavoro del regista meglio di quanto non sia fatto in questi testi, consideriamo questo approfondimento come uno strumento ausiliario. 
Se avete visto e amato il cinema di Wong Kar-wai, lo avete studiato o lo state studiando, questo lo potrete considerare come un bignami appassionato.

Wong Kar-wai è nato a Shangai nel 1958, ma quando aveva cinque anni i suoi genitori si spostarono a Hong Kong, un luogo drasticamente diverso che rimase di ispirazione per le ambientazioni dei suoi film, in virtù della sua dinamica fusione tra oriente e occidente. Molti elementi della sua vita tornano anche all’interno dei suoi film, motivo per cui la sua biografia è molto importante nell’analisi del suo lavoro. Sua padre, ex marinaio, divenne poi direttore d’albergo e a Hong Kong cominciò a gestire un nightclub, mentre la madre era una casalinga con l’hobby del cinema. Portava con sé il figlio al cinema anche due o tre volte al giorno, e così nacque la grande passione di Wong per quest’arte, che venne coltivata anche grazie al successivo ingresso in casa della televisione. Assorbì il lavoro di numerosi autori, tra cui Godard, Ozu, Kurosawa e il nostro Michelangelo Antonioni. La cultura cinefila è parte essenziale della sua espressione, così come di quella di numerosi altri registi del post-moderno. Influenzato da un torrente di immagini ha deciso di farne la sua professione, e dopo studi di fotografia e di design, comincia una carriera da sceneggiatore. Dopo aver scoperto i meccanismi del racconto, le sue interazioni con il genere e con il patrimonio culturale visivo, l’autore è emerso dalla sua capacità di piegare il lascito di quella sconfinata eredità. 

Non a caso il suo primo film, As Tears Go By, è un film di genere gangster, molto popolare nelle produzioni hongkonghesi, rivisitato già con un occhio morbido, romantico, umano. Wong ci mostra un nuovo punto di vista: dal conflitto fisico e i giochi di potere sposta il suo sguardo sulla forma dei corpi e l’identità dei personaggi, prigionieri più della loro personalità che del sistema criminale in cui vivono. Una sequenza esemplificativa che mi ha conquistato è quella di un dialogo con il capobanda Tony, in cui la camera penetra lo spazio da sotto un asse orizzontale che ci nascondono i volti degli attori, e con movimento leggero segue i gesti delle mani, inseguendoli come farfalle. Già in questo primo lavoro, in questa e molte altre scelte di regia, Wong si manifesta come autore consapevole e sensibile.

Wong Kar-wai è in effetti un regista molto coerente, ma mai statico. Se è vero che nei suoi film compaiono spesso elementi simili, rimandi e collegamenti, è altrettanto vero che ogni film è completamente diverso dagli altri, si può vedere un’evoluzione da un film all’altro dato dalla costante ricerca di qualcosa.

Se vogliamo parlare di caratteri stilistici (termine mutuato dalla storia dell’arte per indicare gli elementi che rendono un artista o una corrente distinguibile) sono questi:

  • La dimensione del tempo è sempre fondamentale, in quanto soggettiva ma anche definitiva, una dimensione da cui non si può sfuggire.
  • A questa si abbina l’elemento del ricordo: i suoi film esprimono nostalgia, malinconia e romanticismo, anche grazie a come lui li permea con il proprio ricordo personale.
  • I suoi film sono costellati di mezzi di trasporto, soprattutto treni che sfrecciano.
  • Ci sono sempre almeno due personaggi, se non di più, che si perdono e si ritrovano, spesso nel momento e nel tempo sbagliato, andando a comporre quello che è il tema fondamentale di tutto il suo cinema: l’amore è questione di timing.
In the Mood for Love
  • Spesso il tempo viene menzionato nei monologhi interiori dei personaggi. L’esempio più lampante è in Chungking Express, in cui i personaggi usano espressioni come “57 ore dopo mi sarei innamorato di quella donna” oppure “Sei ore dopo si sarebbe innamorata di un’altro uomo”. Queste coordinate temporali sono troppo specifiche e slegate dallo scorrere del tempo del film, contratto tramite ellissi, da poter essere di effettivo aiuto allo spettatore, ma trasmette invece tutto il desiderio di controllo sulla propria vita dei personaggi, un controllo impossibile. Sorprendentemente rivelatoria e romantica è anche la password del cercapersone del poliziotto 223, “Ti amerò per 10.000 anni”
  • Raramente si segue un ordine cronologico tradizionale e spesso si creano dei cortocircuiti temporali.
  • La distorsione del tempo viene sottolineata con diverse tecniche di ripresa: rallenty, step framing, stretch printing, freeze frame, oltre al montaggio in sé, capace di creare momenti di sospensione del racconto ripetendo le azioni dei personaggi (emblematica la ricerca della stanza 2046 da parte della sig. Chan in In the Mood for Love) o sospendendo la narrazione per inquadrare elementi simbolici del tempo, come gli orologi o il passaggio delle nuvole. 
  • Un altro modo per distorcere la percezione del tempo è quello delle ripetizioni. Vediamo inquadrature o addirittura alcune scene ripetute lungo il film con variazioni minime. L’idea è che nella ripetizione le differenze saltano maggiormente all’occhio, evidenziando da un lato la circolarità inespugnabile della storia, ma anche il valore della piccola variazione che potrebbe farla divergere.
Quante volte nel corso di Chungking Express Faye incrocia 663 mentre sta mangiando per strada?
Il poliziotto 223 all’inizio del film si scontra con un manichino con parrucca bionda, la stessa parrucca indossata dalla donna misteriosa di cui si innamorerà successivamente.
  • Anche la composizione delle inquadrature rivela la filosofia di fondo della costante distanza incolmabile tra le persone: i personaggi stanno ai due lati del quadro, oppure sovrapposti l’uno all’altro, oppure parlano senza guardarsi. L’esempio più lampante sono le numerose inquadrature in Ashes of Time, dove i personaggi di rado si guardano pur condividendo la stessa inquadratura.
  • Con la stessa filosofia Wong usa gli specchi, i vetri e gli schermi, per frammentare o duplicare l’immagine di un personaggio, a espressione della sua fragilità interiore o della differenza tra realtà e sogno.
  • Anche lo spazio inquadrato contribuisce al senso di costrizione e impossibilità di controllo dei personaggi. Wong usa copiosamente la tecnica dello slith staging e i piani inclinati per dare un senso di instabilità. 
  • Wong non scrive per intero le sceneggiature e gira tantissimo materiale, spesso improvvisando. Il film nasce effettivamente nella fase di montaggio, dove cose molto diverse si incontrano e possono dare un nuovo senso al lavoro concluso. Questo fa emergere una visione molto limpida già in fase di riprese: i personaggi prendono vita grazie al lavoro con gli attori e lui gli ruota intorno seguendo un’evoluzione quasi spontanea.
  • Alcuni dei suoi film sono connessi per diversi motivi. Innanzitutto per via del suo processo di lavoro, per cui dallo scarto di un film può nascere il film successivo. In parte perché alcuni suoi progetti sono nati più in grande e sono stati ridimensionati e divisi in più film. Ad esempio Chungking Express e Fallen Angels dovevano essere un’unica storia, ma in definitiva sono due opere radicalmente diverse. Altre volte ancora c’è un legame narrativo o di continuità di luogo tra diversi film.
  • La connessione è agevolata anche dalla presenza sempre degli stessi attori con cui lavora per diversi film di fila, come Tony Leung, Maggie Cheung, Leslie Cheung, Carina Lau, e molti altri.
  • Nei suoi film si fa spesso riferimento a maschere, scambi di persona o reenactment (rievocazioni). Questa dinamica fa il paio con la ripetizione di cui sopra: i personaggi sono chiamati a confrontarsi con un passato o con uno standard a cui devono fare riferimento. L’esempio più bello e disarmante sono le scene di In the Mood for Love in cui il Sig. Chow e la Sig. Chan immaginano come i loro rispettivi partner abbiano cominciato la loro relazione clandestina, interpretando le loro parti. 
  • La musica dei suoi film viene da ispirazioni molto diverse, tra cui molto forte è il ricordo delle canzoni che ascoltava sua madre alla radio. Spesso la musica fuoriesce dallo spazio diegetico del film, come per esempio da un lettore CD.
  • Tutti i testi hanno senso, dalle scritte dei locali (il Future di As Tears Go By o il California di Chungking Express) fino ai titoli delle canzoni, a volte talmente pregnanti da diventare i titoli dei film, come Happy Together, In the Mood for Love e Days of Being Wild.  

Riguardo alle musiche, parte del progetto di riscoperta di questo autore passa proprio dal suo uso delle musiche. Ecco una selezione di brani esemplificativi del suo uso della colonna sonora e del mood che queste vanno a creare nei film. Qui le potete ascoltare in sequenza.

Jīqíng 激情 (Take my breath away) di Sandy Lam
Questa versione cantonese di Take my breath away è usata da Wong Kar-wai nel suo primo lungometraggio da regista, As Tears Go By, nel momento in cui Wah e Ngor si baciano all’interno di una cabina telefonica. E’ esemplificativo dell’uso post moderno della citazione, che preleva un brano ultra celebre per un’altra sequenza d’amore, quella di Top Gun, traslandola in un contesto completamente diverso, ma altrettanto romantico. Il lungo bacio poi si dissolve al bianco, cancellando l’immagine dei due innamorati. Un’immagine premonitrice del loro futuro, ma anche un deciso affrancamento dall’immaginario amoroso.

Siempre en mi corazon di Los indios tabajaras
Il brano che accompagna la carrellata dei titoli di testa di Days of Being Wild ammalia con il suo ritmo rutilante, pigro e lieve, che ci parla dell’indolenza di Yuddy, ma anche del cambio di setting, le Filippine, dove si ascoltano ritmi molti diversi da quelli di Hong Kong. Il pezzo ritorna anche nel finale, determinando un altro degli usi che Wong fa comunemente della musica: sono temi che identificano un personaggio o una situazione.

Maria Elena di Xavier Cugat
Questo motivo rimane in testa grazie al fatto di essere incarnato da un attore iconico come Leslie Cheung che la balla mollemente di fronte allo specchio, nella scena simbolo del suo personaggio Yuddy, in Days of Being Wild. Un po’ come il brano precedente anche qui abbiamo un ritmo scanzonato e latineggiante, che ci fa percepire la sua indolenza ma anche il suo fascino, ben espresso dai movimenti dolci che fa, atti a compiacere solo se stesso. In questa sequenza traspare come Wong lavora coi suoi attori, valorizzandoli anche quando compaioni in situazioni così ambigue, costrette e silenti. 

California Dreaming di The Mamas and The Papas
Una canzone pop che ritorna innumerevoli volte all’interno di Chungking Express, come espressione del personaggio di Faye, del suo desiderio di evadere da Hong Kong per andare in California, ma anche del suo disagio nel confronto con le altre persone, in particolare il poliziotto 663 di cui è segretamente innamorata. Infatti Faye la ascolta a volume alto creando una barriera per proteggersi dal mondo. La ripetizione crea una amalgama temporale da cui non riusciamo più a districarci, vitale e sognante come il personaggio di Faye.

Dreams 夢中人 di Faye Wong
Sempre in Chungking Express troviamo un altro pezzo legato a Faye, radicalmente diverso da California Dreaming. Si tratta della versione cantonese di Dreams dei Cranberries, cantata dalla stessa attrice Faye Wong, usata quando lei visita di nascosto l’appartamento di 663, sognando di essere parte della sua vita. Questo brano è legato al punto di vista di Faye, alla sua percezione, al contrario di California Dreaming che è invece il suo scudo con cui sfida il mondo. 

Things in Life di Dennis Brown
Fondamentale in Chungking Express è questa canzone che segna invece il passo dell’altra protagonista femminile, la donna con la parrucca bionda interpretata da Brigitte Lin. Segnala prima la costrizione a cui il personaggio è piegato, piegata al volere del proprio boss/amante, e successivamente compare nel momento della liberazione della donna, quando lo uccide e si libera di quella parrucca bionda che la nascondeva. La canzone esce da un jukebox, elemento che ritorna anche nei film successivi di Wong come dispositivo diegetico della colonna sonora. 

Speak My Language di Laurie Anderson
Si tratta più un’opera performativa di spoken poetry, in cui la voce dell’artista viene accompagnata da suoni sincopati. Lo ascoltiamo mentre uno dei personaggi di Fallen Angels, Cherry, si masturba da sola nell’appartamento del suo socio in affari, il killer Wong Chi-ming. Lei lo ama ma teme di rompere il loro rapporto professionale, e così rimanda a lungo l’inevitabile confronto che porterà alla loro separazione. “Speak my language” diventa così un grido di aiuto

Karmacoma dei Massive Attack
Con questo ritmo viene introdotto il killer a pagamento di Fallen Angels, mentre muove i suoi passi a rallenty all’interno del locale in cui deve compiere la strage che gli è stata commissionata. La musica dei Massiv Attack è decisamente diversa dalle sonorità solitamente usate da Wong, così come Speak My Language. Fallen Angels è infatti il film più estroso dal punto di vista tecnico e anche il più cupo e chiuso in se stesso. Questi ritmi ridondanti segnano il passo di un movimento discendente e continuo, proprio degli angeli caduti che animano questo film. 

Tango apasionado di Astor Piazzolla
Accompagna una delle scene più belle e struggenti di Happy Together, in cui Leslie Cheung e Tony Leung ballano un tango nella cucina comune del loro palazzo in Argentina. Il tango è il ballo passionale per eccellenza, che caratterizza il momento in cui la coppia sta vivendo un nuovo apice, e questo lo capiamo anche dall’inquadratura ampia e stabile in cui vengono ripresi, differente da tutte le altre che compongono il film, che racconta in effetti i loro alti e bassi violenti.

Happy Together dei The Turtles
Una canzone popolare e scanzonata chiude un film intrinsecamente triste sulla ricerca di una stabilità nell’amore tra due persone troppo diverse. Infine Lai si deve rassegnare a una vita senza Po, prendendo però consapevolezza che quell’amore non lo lascerà mai, è ancora parte di lui. L’ultima sequenza lo vede su un vagone sopraelevato in corsa, un’immagine che ci lancia verso il suo futuro non scritto.

Yumeji’s theme di Shigeru Umebayashi
E’ il brano più celebre di tutta la filmografia di Wong Kar-wai poiché incarna perfettamente il sentimento solitario e malinconico di In the Mood for Love. Compare più volte nel film, riempiendo i silenzi tra i protagonisti incapaci di confessare i propri sentimenti. Il suo violino descrive un’evoluzione straziante, che rappresenta il percorso dei personaggi oltre a marcare i loro passi durante le loro tristi passeggiate.

Quizas Quizas Quizas di Nat King Cole
Chissà se quell’amore vivrà mai. Ascoltiamo questo brano mentre il Sig. Chow aspetta una risposta dalla Sig. Chan a cui ha chiesto “Se avessi un biglietto in più, verresti via con me?”. Chissà cosa sarebbe successo se lei avesse risposto al telefono, chissà se sarebbe arrivata alla stanza 2046 in tempo per accettare…anche qui la precarietà viene raccontata con una musica perfetta, che anima la loro attesa immobile.

Adagio dei Secret Garden
I film di Wong Kar-wai si dilazionano sempre di più nel tempo. Dopo il capolavoro In the Mood for Love il successivo si fa attendere per quattro anni. Questo pezzo di ispirazione classica, come molti che popolano il film, incarna l’essenza drammatica di 2046, e le sue note ci accompagnano da subito, nella scena onirica in cui il passeggero del treno Tak e l’androide sussurrano i loro segreti all’interno delle gigantesca enigmatica conchiglia che apre e chiude il film.

Siboney di Xavier Cugat
Un brano del 1960 ci parla direttamente degli anni in cui il film è ambientato, gli anni ‘60 durante i quali la musica latina era molto popolare ad Hong Kong. E’ un accenno labile poiché il film trascende il tempo e lo spazio, ma assume anche il ruolo di descrivere il personaggio di Bai Ling, l’amante del protagonista: il brano è voluttuoso, sensuale, ma anche giocoso e doloroso insieme. Una scelta che la rende ancora più indimenticabile. Curiosità: Wong aveva già usato un altro pezzo intitolato Siboney, di Xavier Cugat,per accompagnare uno dei pochissimi piani sequenza del suo cinema nel finale di Days of Being Wild.

Casta Diva da La Norma di Vincenzo Bellini
Quest’aria viene introdotta come un elemento narrativo, giustificato dal fatto che il proprietario dell’Orient Hotel ascolta i suoi dischi a tutto volume per coprire le liti con la figlia, che viene così identificata da questo brano. Pian piano però la melodia entra nella dimensione del ricordo e dell’immaginazione del protagonista. La vediamo infatti accompagnare alcune scene ambientate nel suo romanzo, 2046, popolato di androidi e relazioni impossibili. 

Wong Kar-wai sul set di Chungking Express

Dopo questo breve viaggio nel mondo di Wong Kar-wai attraverso le musiche, ecco alcuni spunti di visione. I suoi film si possono analizzare procedendo per coppie o terzetti, oltre al tradizionale ordine di visione cronologico, per concentrarsi su alcuni elementi. Per esempio:

  • In the Mood for Love e 2046: abbinamento scontato considerando che 2046 è di fatto un particolarissimo sequel. Anche se è possibile vedere 2046 senza aver visto In the Mood for Love, l’esperienza risulta incompleta, perché il film vive della nostalgia verso il film precedente, ma anche in una chiara direzione di affrancamento da molti punti di vista. Ricordiamo inoltre questa coppia più essere ampliata dalla visione precedente di Days of Being Wild, o almeno dei suoi ultimi 5 minuti, in cui Wong abbandona il protagonista Yuddy per entrare in una stanza mai vista dove compare il personaggio del Sig. Chow. Questa scena continua ad essere enigmatica: perché il regista ce lo mostra? Che momento della vita di Chow stiamo vedendo?
  • Chungking Express e Fallen Angels – Anche qui siamo di fronte a due film che condividono un progetto. Dovevano inizialmente essere lo stesso film che avrebbe parlato delle storie intrecciate di un’attrice in declino, un poliziotto e un killer. Mentre i primi due personaggi trovano spazio nel primo film, il terzo è invece il punto di avvio di Fallen Angels.
  • Ashes of Time e The Grandmaster -Sono due film molto diversi, ma entrambi si confrontano con generi molti amati della tradizione letteraria e cinematografica orientale, il wuxiapian e il gongfupian (rispettivamente il film di samurai e il film di kung fu), ed entrambi divergono il loro genere di appartenenza.
  • Chungking Express e My Blueberry Nights – Partono da presupposti simili, facendo ruotare intorno a un bar storie di amori infranti e mancati. Tra i due film corre un abisso dal punto di vista tecnico e contenutistico, quindi l’esperienza di vederli insieme può aiutare anche a valutare il lavoro del regista con occhio critico.
  • As Tears Go By e Happy Together – In entrambi i film abbiamo un rapporto di amore tra due uomini, in cui uno cerca costantemente di salvare l’altro, anche se nel primo film parliamo di due amici di lunga data e nel secondo di due amanti.
  • 2046  e Days of Being Wild – sono i due film in cui si susseguono il maggior numero di personaggi, quindi permettono di vedere come Wong lavora con questa ricchezza di stimoli. Si può ampliare il campo di analisi con Ashes of Time, anch’esso molto corposo dal punto di vista dell’intreccio. 
  • Fallen Angels e My Blueberry Nights – Sono gli unici film di Wong in cui viene elaborato il rapporto padre figlio. 

Questi sono solo alcuni spunti, uno stimolo per riscoprire il regista o rafforzare nella memoria le caratteristiche che lo collocano tra gli autori più importanti, grazie al suo modo unico di raccontare. Ci sono molte cose da dire, tante ancora addirittura da pensare, nell’attesa di vedere il suo prossimo lavoro, Blossom, la cui produzione è al momento interrotta a causa della emergenza sanitaria Covid-19. 

L’invito che vogliamo porre con questo articolo è quello di trovare nuovi e intriganti strumenti di lettura protesi a una comprensione sempre più profonda di autori come Wong, capaci di aprirsi alle domande piuttosto che dare definitive risposte.

Personal Rank

  1. Chungking Express (1994)
  2. In the Mood for Love (2000)
  3. 2046 (2004)
  4. Days of Being Wild (1990)
  5. Happy Together (1997)
  6. As Tears Go By (1988)
  7. Fallen Angels (1995)
  8. Ashes of Time (1994)
  9. The Grandmaster (2013)
  10. My Blueberry Nights (2007)

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