Cosa possiamo fare noi per il Cinema

Il 2020 é stato unanimemente definito un annus horribilis per la settima arte, tra cinema chiusi, uscite cancellate, festival ridimensionati e una costante incertezza rispetto al futuro di questo settore. Abbiamo potuto constatare ancora una volta con chiarezza disarmante come la cultura venga percepita e narrata in due modi completamente differenti, a seconda dell’aspetto che ci fa più comodo: quando c’è da finanziarla o da proteggerla, la cultura risulta sempre tra le voci di spesa più trascurabili, non abbastanza proficua e di conseguenza“non necessaria”; quando invece ci ritroviamo chiusi in casa, senza sapere per quanto tempo, ecco che la cultura diventa la prima fonte di intrattenimento, riempie i nostri momenti di solitudine ed è portatrice di benessere in qualsiasi forma si concretizzi, che si tratti di un libro, un disco o un film. E nel 2020 abbiamo avuto modo di rafforzare il nostro rapporto con la cultura e con il cinema, guardandoli sotto una luce leggermente diversa. Questi oggetti sono stati una delle poche cose che non sono mai state messe in discussione, poiché esiste un patrimonio disponibili per tutti, sotto forma di e-book, di ordine su Amazon, di streaming su Netflix o YouTube, a prezzi decisamente accessibili. 

Nel 2021 ancora non sappiamo cosa succederà nei mesi a venire, sebbene siano tante le ipotesi su quando e come torneremo a fruire della cultura in maniera tradizionale, e su quanto e come i nuovi mezzi di fruizione prenderanno piede, diventando la nostra nuova normalità. Chi lavora in questo settore è ancora in una fase di stallo, però pronto in punta di piedi ad un salto felino per riaffermare il proprio ruolo nel mondo appena ci sarà l’opportunità. 

Nel frattempo, cosa possiamo fare per dare il nostro contributo alle arti che amiamo e che ci consentono di continuare a vivere anche se siamo isolati nelle nostre quattro mura? Mi sono posta questa domanda nell’articolo pubblicato sul sito Cinedams Blog dell’Università di Torino e in questo articolo ho voluto raccogliere le idee e suggestioni che gli ultimi lunghi mesi mi hanno portato grazie a un costante confronto con le parole di colleghi, amici, professori, riguardo al cinema e al suo ruolo nelle nostre vite. Vorrei rivolgermi a tutti, dai professionisti agli appassionati allo spettatore disattento, e in generale a tutti gli amanti di ogni tipo di arte, perché forse queste idee su come agire per aiutare il cinema possono essere applicate anche nel mondo della musica, dell’arte, dello spettacolo, dell’editoria. Credo sia importante ragionare nel modo più inclusivo possibile, al fine di creare ponti verso le realtà che conosciamo meno e al tempo stesso farci comprendere da tutti. 

Prima di cominciare vorrei segnalare che diversi mesi fa anche Chiara Zanini aveva scritto una lista di punti a mo’ di guida su come i critici cinematografici avrebbero potuto lavorare dando supporto all’industria cinematografica in crisi. Oltre a doverle un credito per il tipo di impostazione del pezzo, trovo anche che le mie risposte condividano molto del contenuto da lei espresso. 

COMPRENDERE I MECCANISMI CHE GOVERNANO IL MONDO DEL CINEMA

La premessa di questo articolo è proprio che la cultura viene vista in modi differenti a seconda del ruolo che essa occupa nella nostra vita. Poi però ci sono i fatti, che non sono opinabili, e conoscerli ci aiuta a comprendere le dinamiche che muovono il settore. Sapere che sale chiuse e calendario delle uscite congelato creano un circolo vizioso infrangibile ci aiuta a capire come la creazione di “zone bianche” in cui i cinema possono riaprire non agevola effettivamente l’esercizio; conoscere l’ordine tradizionale delle finestre distributive a livello nazionale e internazionale ci aiuta a contestualizzare i grandi cambiamenti che le piattaforme di streaming stanno apportando; allo stesso tempo guardare con una prospettiva storica questi fenomeni ci rasserena sul fatto che la sala non perderà mai il suo valore. Diventare dei fruitori consapevoli, in grado di osservare i film e le polemiche che ne circondano il percorso, ci responsabilizza. Uno degli esempi più usati per parlare di questo tema, e recentemente rimesso in discussione sulla pagina Facebook de Il Buio in Sala, è quello relativo alla pirateria dell’audiovisivo: se nessuno si pone il problema di cosa voglia dire per un film essere piratato o trovare la sua strada in sicurezza sulle piattaforme o nei cinema, allora continueremo a scaricare senza criterio, favorendo solo e soltanto il nostro personale interesse di “avere quel film”. Questo ci renderà magari dei grandi cinefili, ma non dei grandi sostenitori del cinema. Se invece comprendiamo che ogni film è colpito da leggi e dinamiche differenti e che tipo di danno avviene come conseguenza delle nostre azioni allora cominceremo a differenziare il nostro approccio. È solo conoscendo il lavoro dietro le quinte di una produzione o di un progetto di divulgazione cinematografica che saremo disposti a spendere qualche euro in più per una visione in piattaforma su I Wonderfull o su Il Cinema Ritrovato – Fuori Sala, o che pagheremo volentieri i 7 euro di una prima visione sulla sala virtuale del nostro cinema di quartiere, soluzioni che sicuramente ci daranno maggior soddisfazione rispetto a rinnovare il nostro abbonamento a Netflix. Questo è uno stimolo rivolto anche ai più parsimoniosi, che invito a reinvestire i soldi dei biglietti del cinema non acquistati sovvenzionando qualcuna delle numerose realtà online che propongono un catalogo di qualità.

VEDERE FILM DIVERSI

Perché, con tutta la scelta che ci viene proposta dalle piattaforme di streaming, dovremmo guardare tutti gli stessi quattro titoli del momento? Le piattaforme ci danno una sola cosa in più della sala, e cioè un catalogo pressoché sconfinato e diverso per ognuna. Approfittiamo di questa possibilità, oltre che delle lunghe ore che non possiamo trascorrere in altre attività più dinamiche, per lasciarci guidare dal caso, proiettarci in fondo al catalogo e scoprire magari un film indipendente georgiano, una serie turca, un anime giapponese o anche qualche film italiano non proprio recente che ci era sfuggito. 

In alternativa, questo è il momento giusto per recuperare i classici del passato che non abbiamo mai avuto il tempo di vedere: pronti per le quattro ore di C’era una volta in America, via con la maratona di Wong Kar-wai, o con la quadrilogia di Mad Max, oppure qualche film del cinema muto, grazie ai nuovi portali delle cineteche. Recuperare un film “vecchio” stimola un processo differente per noi spettatori: ci mette in relazione con un altro mondo, di cui noi siamo eredi. Quante volte siamo stati sorpresi da un film del passato capace di parlare la nostra stessa lingua, di farsi comprendere, oppure di stupirci seppure siano passati molti anni? E poi vedere il cinema del passato ci fornisce sempre strumenti per affrontare in maniera più consapevole la sovrapproduzione di oggi. 

Se invece ci sentiamo di fare l’esatto opposto, cioè vedere il cinema del futuro, possiamo fare questa esperienza decidendo di seguire un festival online. Con questa nuova modalità, eventi che prima dovevamo raggiungere fisicamente diventano a portata di mano. Dato che gran parte dei festival sono tematici, possiamo lanciarci a occhi chiusi a seconda di quello che ci piace e lasciarci guidare dalle scelte della direzione artistica. Possiamo così immergerci in un percorso che dura più giorni, in cui ci vengono proposti film in anteprima e spesso film di ricerca che rischiano di non transitare poi dal circuito tradizionale di sala. Questo ci renderà anche parte di una comunità, quella degli appassionati che stanno seguendo quell’evento insieme a noi, ognuno da casa propria.

CONDIVIDERE LE NOSTRE VISIONI

Condivisione è una parola chiave: ne siamo privati perché sono limitate le occasioni di socialità, ma ci siamo immersi attraverso l’uso dei social network. Sicuramente questa esperienza ci fa sentire la mancanza di andare in sala con gli amici e scambiare le nostre opinioni, ma al tempo stesso viviamo in un mondo ricco di opzioni per supplire da casa alla lontananza dei nostri simili. Perché non darsi appuntamento per vedere uno stesso film tutti insieme, e poi parlarne su Zoom? Esistono anche delle piattaforme apposite, come TwoSeven, che permettono di vedere uno stesso link contemporaneamente, mantenendo a schermo le facce degli amici collegati. Ideale per condividere insieme qualche capolavoro del trash. 

Certo, non è la stessa cosa di vedersi al cinema, inutile provare a ricreare l’esperienza. Dobbiamo vivere queste nuove modalità come esperienze completamente nuove, che hanno i propri vantaggi e i propri limiti, ma tant’è. Prendiamo ciò che c’è di buono. È indispensabile che gli amanti del cinema si ricordino di non essere soli, che la loro passione è condivisa e la comunità di appassionati continua ad esistere là fuori, pronta a saltar fuori dalle proprie tane per assaltare i cinema. 

Pensiamo a cosa è successo con la messa in onda a marzo 2020 della saga di Harry Potter su Italia 1, capace di fare un record di ascolti pur essendo un prodotto ormai datato. Il fenomeno si spiega in parte con la reclusione delle famiglie in casa, che hanno trovato così un prodotto capace di unire grandi e piccini davanti allo schermo, ma non neghiamo che questo è stato un motivo per i millennials di riconnettersi con la televisione capace di proporre loro un appuntamento con un prodotto nostalgico, rappresentativo e rassicurante, enfatizzato dalle condivisioni social. Il fenomeno è stato talmente importante da spingere Mediaset a riprogrammare i film anche a novembre, con la seconda ondata, raggiungendo nuovamente picchi di ascolto importanti. Questo episodio ci racconta quanto sia fondamentale sapere di essere parte di una comunità e condividere le proprie passioni e attività, una lezione che potrebbe essere chiave nel ritorno in sala.

SOSTENERE LE REALTÀ CHE AMIAMO

Questa è l’azione più pratica e concreta che possiamo fare. Non dimentichiamoci mai dei nostri cinema di fiducia e delle associazioni che ci hanno dato la possibilità di vedere film negli anni scorsi, e ricordiamoci che hanno bisogno di noi per tornare a proporci le attività che abbiamo amato. Questo vale per associazioni, cinema, cineforum, ma anche per le produzioni. Possiamo sostenerli in molti modi, a partire dai semplici like e condivisioni sui social, fino ad aderire ai loro crowdfunding. Ci sono iniziative come Mio Cinema e Io Resto in Sala che ci permettono di vedere un film online dando però parte del biglietto proprio alla nostra sala del cuore; ci sono cinema come il Cinema Massimo di Torino che hanno messo in vendita già ora i loro abbonamenti per 10 spettacoli, da utilizzare quando riapriranno; poi ci sono i festival, pensiamo all’iniziativa del Far East Film Festival che dava la possibilità di pre acquistare insieme all’abbonamento per l’edizione online 2020 anche l’accredito per l’edizione in presenza nel 2021, fidelizzando così i suoi spettatori nel tempo. Dove possibile sosteniamo queste realtà, perché dipendono da noi. 

In definitiva ciò che dobbiamo fare è un esame di realtà: la situazione è critica, stanno nascendo numerose attività alternative, ma il cinema non morirà, né tanto meno le sale. Niente sostituirà l’esperienza dal vivo, come ha dimostrato l’attenzione sempre più fiacca indirizzata verso l’ormai sconfinata proposta di eventi digitali. Per cui concentriamoci sulla rinascita piuttosto che sullo sterile dibattito su quanto le piattaforme ruberanno pubblico alle sale. Concentriamoci piuttosto sul tavolo unico per la cultura del Ministero, sulle proposte di rilancio per il settore culturale, su un progetto per equiparare i risultati del botteghino con quelli delle visualizzazioni dei film distribuiti in TVOD, sulla creazione di alternative per la distribuzione e l’esercizio, che contemplino certamente gli aiuti e il sostegno progettuale dello stato, ma che guardino anche alla sostenibilità sul mercato. E, appena apriranno i cinema, riversiamoci in sala.

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