Chilling Adventures of Sabrina: la recensione

Il personaggio di Sabrina Spellman non ha bisogno di molte presentazioni. Nata all’interno della serie di fumetti di Archie Comics, ha avuto numerose rappresentazioni nel corso degli anni, facendola diventare uno dei pilastri della cultura degli anni Novanta. Tra le più note ci sono la serie animata del 1999 e la serie Sabrina, vita da strega con protagonista Melissa Joan Hart.
Sempre Archie Comics dal 2014 ha avviato una versione del fumetto più horror che quest’anno è stata adattata da Netflix in Chilling Adventures of Sabrina.
Le dieci puntate della prima stagione sono state pubblicate il 26 ottobre e il successo finora ricevuto è stato sufficiente per confermare la produzione della seconda stagione.

Il tono che è stato dato a questa produzione è molto horror. Sabrina Spellman è una giovane adolescente nata da padre stregone e madre umana. La storia comincia con Sabrina che si sta avvicinando al suo sedicesimo compleanno, giorno in cui dovrà firmare il suo nome nel Book of the Beast per vendere completamente la sua anima al Dark Lord. Sabrina però si rifiuta di farlo e da questo evento scantenante si svilluppano tutte le vicende della prima stagione.

Intorno a Sabrina ruotano numerosi personaggi, alcuni conosciuti, come le zie Zelda e Hilda, e altri che vengono introdotti dai fumetti per la prima volta, come il cugino Ambrose. Molti hanno lamentato il fatto che Salem (che qui compare sotto forma di protettore) non parli e non abbia un ruolo rilevante come nella serie degli anni Novanta, ma Ambrose in un certo senso ne fa le veci. Non è dotato dello stesso sarcasmo del vecchio Salem, ma è comunque un personaggio amabile ed è sempre pronto ad aiutare Sabrina con i suoi suggerimenti.

La regia della serie è uno degli aspetti migliori. Nonostante la tematica esoterica faccia scivolare alcune sequenze in risvolti un po’ troppo kitsch, il livello generale della regia è molto buono. Uno degli aspetti più interessanti è stata la scelta di dare a diverse inquadrature un effetto sfocato ai lati, come nell’immagine qui sotto. 

Questo effetto crea un percezione di distorsione della realtà che si adatta alla perfezione con le vicende. Non è stato usato troppo e sono riusciti a dargli il giusto equilibrio insieme a tutte le altre scelte di regia. Altro pregio sono i tanti riferimenti ai classici horror che si possono trovare nelle scenografie, nei costumi e nelle battute. Per un amante degli horror è molto divertente cercare di scovarli tutti.

Per quanto riguarda la recitazione è impossibile soffermarsi su tutti i personaggi, perchè sono davvero molti. Si può dire che il livello generale è buono, anche se nel caso di alcune attrici le cose sono sfuggite un po’ di mano con risultati positivi e negativi. Positiva è la performance di Michelle Gomez che interpreta Mary Wardwell. Il suo personaggio è viscido, falso e disturbante ed è impossibile non trovarla insopportabile. Il tutto traspare dalla recitazione che anche se forzata dà proprio questa sensazione di insopportabilità che si adatta bene a Ms. Wardwell. Al contrario non riesce la performance di Lucy Davis, che interpreta la zia Hilda. Dovrebbe essere dolce e adorabile ma il modo in cui recita, a parte un minimo affetto suscitato dall’accento inglese, la rende in molte scene più fastidiosa che adorabile. Subisce troppo l’ombra della sorella Zelda, sia come personaggio che come attrice.

La sceneggiatura di questa serie mescola una vastissima gamma di elementi. Oltre alla trama principale di Sabrina e la sua lotta contro la sottomissione al Dark Lord, ci sono la ricerca di affermazione dei propri diritti delle sue migliori amiche Roz e Susie a scuola, che sfocia nell’apertura del club femminista WICCA che è lo specchio di tutte le vicende vissute da donne messe in luce negli ultimi anni. C’è la ricerca di salvezza dalla solitudine e la storia d’amore con Luke di Ambrose, la ricerca di libertà dalle violenze del padre e dal lavoro in miniera di Harvey, per non parlare di tutte le sottotrame legate a Prudence, Agatha e Dorcas e alla scuola di magia. Visto il così ampio numero di elementi sarebbe stato molto facile commettere errori, invece gli sceneggiatori sono riusciti a mantenere il giusto equilibrio e a dare lo stesso spazio e valore a tutti i personaggi senza far sembrare nessuno fuori luogo.

Tutti questi pezzi del puzzle che compone la serie inoltre sono stati posizionati in modo da suggerire altrettanto materiale e curiosità di sapere cos’altro succederà. Chi si fa catturare dalle vicende di Sabrina e compagni arriverà alla fine degli episodi con tanta voglia di vedere subito la seconda stagione.

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