Tra i tanti titoli di questa stagione, A Star is Born è con molta probabilità uno di quelli di cui sentirete parlare di più. Il debutto alla regia di Bradley Cooper, in cui recita anche a fianco di Lady Gaga, è uno dei film più attesi dell’anno.
Si tratta del terzo remake del film originale omonimo del 1937, preceduto da quello del 1954 e dal più noto del 1976, in cui i protagonisti erano Barbra Streisand e Kris Kristofferson.
La storia è molto classica. Una rock star in preda ad una crisi d’identità, tra alcolismo e tossicodipendenze, incontra e s’innamora di una ragazza qualunque con un talento musicale incredibile e poca fiducia in se stessa.
Il problema principale del film è la sceneggiatura. Il fatto di essere una storia vista un milione di volte non doveva per forza finire in banalità. Ci sarebbero stati molti modi per renderla più interessante, invece è stato resa la classica americanata con troppo poco coraggio per giocare con l’originalità.
Questa pesa molto sulla costruzione generale del film, che nonostante un buon inizio a tratti perde colpi. La prima metà, infatti, è costruita bene. Nonostante la trama banale ci sono tanti elementi che funzionano. Dal punto di vista registico ci sono diversi giochi di camera originali, in particolare nella scena iniziale, un incipit molto potente e visivamente interessante. Nella seconda metà invece si perde tutto. La regia passa dall’originale allo stucchevole i pesando moltissimo nel quadro visivo dell’opera nella sua totalità. La fotografia sembra diventare quella di un documentario musicale di bassa qualità e ci sono delle sequenze che toccano il ridicolo. Riesce a riprendersi nel finale, ma non del tutto.
Per quanto riguarda la recitazione Bradley Cooper è riuscito a dare al suo personaggio, anche se costruito in modo scontato, grazia e spessore. Nella regia ci sono alcuni scivoloni mentre la sua performance riesce a mantenere un buon equilibrio per tutto il film. Non vale lo stesso per Lady Gaga. Nella prima parte da al personaggio di Ally una spontaneità e una dolcezza che fanno davvero entrare in sintonia con lei. Recita con molta naturalezza e attira tutta l’attenzione su di sé in modo positivo. Questa naturalezza si perde del tutto con la trasformazione del suo personaggio nella seconda metà del film. La rappresentazione delle conseguenze del successo sul suo carattere la portano a diversi momenti che sembrano una caricatura della pop star riuscita male.
Un piccolo appunto a parte va fatto per la colonna sonora. Le canzoni originali sono ottime e noi già puntiamo sull’Oscar alla Miglior Canzone Originale per Shallow. È un film che all’Academy piacerà senza dubbio e preparatevi a vederlo nominare spesso da qui a febbraio.
Voi che ne dite? Andrete a vederlo al cinema nei prossimi giorni? Fateci sapere che ne pensate!
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